Se pensi che il coding, la programmazione e la robotica siano cose per grandi, preparati a cambiare idea.
Valeria Cagnina, classe 2001, tra le 100 donne più influenti nel panorama digitale, senior tester al MIT di Boston al Dipartimento di Robotica, speaker al TEDxMilanoWomen, al CNR di Pisa e al Senato della Repubblica, deve dirti qualcosa, insieme al co-founder della sua azienda, Francesco Baldassarre, classe 1992, informatico, appassionato di Blockchain, AI (Artificial Intelligence) e Machine Learning.
Il loro Campus estivo Estate Tech ospita tutti gli anni bambini e ragazzi da tutta Italia e non solo. Li abbiamo intervistati per te, per dare voce e spazio a iniziative bellissime di giovani italiani che cercano di cambiare le cose in questo Paese.
Valeria e Francesco, potete parlarci del vostro Summer Camp di Robotica?
Certamente. Estate Tech, questo è il nome del summer camp.
Durante il campo estivo si fanno delle attività un po’ particolari: al mattino costruiamo un robot, che alla fine dell’esperienza i ragazzi potranno portarsi a casa. Progettiamo robot abbastanza complessi, come ad esempio un robot che salta gli ostacoli, oppure che segue la luce. Il pomeriggio invece giochiamo tra sport, piscina e giochi di gruppo. Segue sempre un momento di riflessione a tema: abbiamo un tema del giorno e uno della settimana. Possiamo ad esempio analizzare un cartone animato o un film e insieme a bambini e ragazzi abbiamo un momento di dialogo comune in cui tutti possono esprimere liberamente le loro idee ed emozioni.
Alla sera dormiamo tutti insieme in tenda, bambini e ragazzi insieme a noi due e altri altri mentor della nostra scuola, che seguono i partecipanti per tutto il tempo. Il nostro è un summer camp di immersione 24 ore su 24 dal lunedì al sabato.
Quanti bambini ospitate normalmente?
Dipende molto dal numero di iscrizioni, ovviamente in base al numero di bambini andiamo ad aumentare il numero dei mentor, per tenere il rapporto mentor/bambini basso.
Che genere di bambini partecipano? Devono avere qualche requisito o solo tantissima curiosità?
Non servono requisiti, bisogna semplicemente essere curiosi e motivati verso la robotica e l’attività tecnologica, oltre ad avere voglia di mettersi in gioco e sperimentare attività nuove e non comuni. Possono partecipare bambini da tutte le parti di Italia e quest’anno avremo anche bambini che vengono dall’estero.
Come nasce l’idea di fare un campo estivo?
Abbiamo fatto nascere il campo estivo perchè ci piaceva dare la possibilità a bambini e ragazzi di fare qualcosa di più continuativo e sperimentare per una settimana un’esperienza completamente diversa dalla loro normalità, facendoli andare a casa molto arricchiti, grazie alle numerosissime esperienze diverse.
Ci racconti qualche aneddoto del campo estivo?
Una ragazzina di circa 10 anni che durante la riflessione sulla libertà ha detto: “Prima di questo incontro ero convinta di sapere già tutto sulla libertà, ma ora ho tanti dubbi e idee nuove.” Per noi non c’è niente meglio di questo! Si impara divertendosi e insieme agli altri, tantissimi bambini sono diventati amici e continuano a sentirsi anche se provengono da diverse parti di Italia.
Le persone che lavorano nel campo estivo hanno esperienza nella tecnologia o nella robotica? Come scegliete i vostri collaboratori?
I collaboratori che ci aiutano collaborano con noi tutto l’anno e sono state direttamente istruiti da noi, aderendo ai 10 principi della nostra scuola. Tra i nostri pilastri metodologici affermiamo che niente è impossibile, che è vietato dire “non ce la faccio” e che è fondamentale imparare divertendosi. Tutto questo è alla base del nostro metodo educativo.
Valeria, parliamo di te. A che età hai scoperto la tua passione?
Io ho cominciato da piccola: all’inizio delle medie amavo la chimica e l’informatica e per quest’ultima non riuscivo a trovare corsi da seguire. Così, spinta dalla curiosità, ho cercato online e ho trovato coderdojo, una community che organizza eventi in tutto il mondo per far avvicinare bambini e ragazzi al mondo della programmazione e del coding.
Ho scoperto quindi altri bambini e ragazzini appassionati di questo mondo e mi sono appassionata alla robotica grazie a una semplice pianta disegnata su uno schermo del computer che interagiva con il mondo circostante attraverso Arduino. Mi sono fatta regalare il kit base e ho iniziato con cose molto semplici come accendere le luci, accendere motori eccetera. Poi a 11 anni ho costruito da sola il mio primo robot che andava in giro da solo per una stanza evitando gli ostacoli. Ho scoperto che per il mondo dei grandi non era molto comune costruire un robot e hanno iniziato a invitarmi a conferenze ed eventi in giro per l’Italia che mi hanno portato a 14 anni a parlare in un TEDx.
Io ovviamente non volevo fermarmi, mi ero annoiata di costruire robottini con Arduino, così ho scoperto che i robot costruiti al MIT erano in grado di saltare, correre, camminare sulla neve, fare capriole in aria. Volevo andare a conoscere e capire, così ho cominciato a scrivere a tutti i dipartimenti del MIT, fino a quando uno di questi mi ha risposto e a 15 anni ho passato l’estate al MIT di Boston con Borsa di Studio come senior tester. Ovviamente questa esperienza mi ha aperto un mondo e ho visto come negli Stati Uniti l’educazione sia concepita in maniera completamente opposta rispetto all’Italia. Per loro non è concepibile che i bambini si annoino a scuola e sono convinti che sia necessario sempre imparare divertendosi.
Appena tornata in Italia ho iniziato a fare qualche lezione con altri bambini e poi la cosa man mano è diventata sempre più strutturata: a 16 anni ho fondato la mia azienda di robotica educativa e adesso abbiamo una decina di insegnanti.
Insieme al mio socio Francesco Baldassare ho fondato OF Passion, con cui facciamo attività e corsi per bambini dai 2 e 3 fino ad arrivare ad adolescenti, ma anche adulti. Abbiamo fatto corsi certificati MIUR, team building aziendali e lavorato con moltissime aziende italiane e internazionali.
Cosa ne pensi del rapporto tra l’Italia e la tecnologia?
L’Italia purtroppo rispetto a molte altre realtà è ancora molto indietro. Purtroppo la scuola pubblica italiana non contribuisce a formare su queste tecnologie emergenti e cerca spesso di appiattire tutti gli alunni allo stesso livello, senza dar modo ad ognuno di seguire e approfondire i propri talenti e passioni.
Hai avuto difficoltà in un mondo a predominanza maschile?
Non ho mai incontrato difficoltà e le poche volte che è successo le ho sempre accolte come delle sfide.
Puoi lasciarci una frase per bambini e genitori di ragazzi appassionati di robotica e tecnologia?
Bisogna sempre credere che niente è impossibile e che con determinazione e duro lavoro si arriva veramente ovunque. Con la passione si raggiunge qualsiasi risultato, avendo sempre bene in testa che solo sul dizionario successo arriva prima di sudore!
Scopri di più sul Camp Estate Tech!